Il primo passo verso se stessi

Claudia si svegliò ancora una volta con la sensazione di essere intrappolata in un vortice che non riusciva a fermare. Ogni giorno sembrava portare con sé un nuovo conflitto interiore, un’onda travolgente di emozioni che la spingevano da un estremo all’altro. Si sentiva come se non avesse mai il controllo della sua vita, costantemente sopraffatta da stati d’animo che cambiavano da un momento all’altro, da un’allegria incontenibile alla tristezza più buia. I suoi rapporti, soprattutto quello con gli altri, si sgretolavano come castelli di sabbia: una parola di troppo, un silenzio non compreso, e tutto crollava. 

Le sue giornate si mescolavano tra urla e pianti, risate nervose e silenzi opprimenti. Stava perdendo la misura di se stessa. La sensazione di non sapere chi fosse veramente la faceva sentire sola, anche in mezzo alla folla. I momenti in cui si sentiva “bene” sembravano quasi irreali, come se non appartenessero a lei, come se stesse vivendo una vita che non poteva essere la sua.

Quel mattino, però, c’era qualcosa di diverso nell’aria. Non era più il giorno come tanti altri. Aveva deciso che doveva fare qualcosa per cambiare, per smettere di girare in tondo. “Basta,” pensò, mentre il battito del cuore accelerava. Non voleva più sentirsi persa, non voleva più avere paura di se stessa. Doveva chiedere aiuto. Per la prima volta da anni, si sentì pronta.

Afferrò il telefono, il suo respiro ancora irregolare, e cercò il numero di uno psicoterapeuta che aveva trovato qualche settimana prima su internet. Con il dito che tremava, compose il numero. Il tono della voce dall’altro lato le sembrò incredibilmente distante, ma c’era una sensazione di sollievo che non riusciva a spiegare. Aveva finalmente preso il primo passo. 

“Buongiorno, vorrei fissare un appuntamento.” La sua voce non era più tremante come prima. C’era una determinazione che non si aspettava di trovare. Forse, pensò, il cambiamento era davvero possibile.

Opera in foto di Antony Gormley, Present